DR. NICOLINO CALABRESE – NAC DENTISTI
Peri-Implantite
La Peri-Implantite è la perdita dell’osso di supporto di un impianto dentale in Titanio causata dall’infezione batterica della superficie dell’impianto stesso.
E’ una patologia di natura progressiva che, se non arrestata con trattamenti adeguati, può portare alla perdita dell’impianto dentale.
Peri-Implantite
La peri-implantite è l’infezione batterica della superficie di un impianto dentale in titanio. Questa infezione determina la perdita rapidamente progressiva e quasi sempre irreversibile dell’osso alveolare che supporta l’impianto (FIG.1 e 2). La Peri-implantite rappresenta una delle principali cause di perdita d’impianti dentali dopo il primo anno di carico.
- Fig.1
- Fig.2
La peri-implantite inizia sempre come mucosite peri-implantare, una comune e reversibile infiammazione che si manifesta con il sanguinamento dei tessuti intorno all’impianto, magari in seguito alle manovre di igiene orale domiciliare (FIG.3). Quando il biofilm batterico arriva a colonizzare la superficie di Titanio dell’impianto (FIG.4), viste le irregolarità microscopiche della stessa, diventa molto difficile da rimuovere. A oggi, nessuno strumento per la pulizia dell’impianto (es.: curettes, ultrasuoni, strumenti “air”, laser, disinfettanti, antibiotici sistemici e/o locali) o protocollo terapeutico si è dimostrata superiore agli altri nell’arrestare la progressione della Peri-implantite.
Spesso, un accesso chirurgico all’area da trattare (es.: lembi di accesso/a riposizionamento apicale) consente una pulizia più efficace della superficie infetta dell’impianto. A questo proposito, bisogna ricordare che la “ri-osseointegrazione” (= ricostruzione dell’osso di supporto perso intorno all’impianto dentale) di un impianto affetto da Peri-implantite non è mai stata dimostrata negli esseri umani.
- Fig.3
- Fig.4
Talvolta, vista l’estrema perdita ossea e l’impossibilità di stabilizzare la Peri-implantite, si rende necessaria la rimozione chirurgica dell’impianto infetto (FIG.5 e 6). La rimozione avviene nella maniera più a-traumatica possibile, cercando di rimuovere la minor quantità di tessuto osseo. In casi selezionati, si può approfittare dell’intervento di rimozione dell’impianto per tentare una ricostruzione della cresta ossea andata perduta (es.: tramite GBR) o, addirittura, per ricollocare un nuovo impianto. Per quanto psicologicamente traumatico per il paziente, bisogna capire che la rimozione di un impianto dentale non necessariamente significa la perdita dell’intera protesi implantare: spesso, la protesi può essere modificata adattandola al mutato numero di impianti e mantenuta in funzione per lunghi periodi.
- Fig.5
- Fig.6
Nella particolare categoria dei pazienti parodontali, sembra vi sia una maggiore rischio di sviluppare peri-implantite. Per questo motivo, nei pazienti parodontali stabilizzati, gli appuntamenti periodici a scadenze regolari per la terapia parodontale di supporto sono fondamentali per mantenere nel tempo l’estetica e la funzione di una protesi impianto-supportata. A differenza della chirurgia parodontale, sembra che l’inserzione d’impianti dentali in un paziente parodontale ne faccia aumentare sensibilmente la “compliance” nel tempo alla terapia di mantenimento (FIG.7 e 8).
- Fig.7 (2004)
- Fig.8 (2019)